Battistero

Entrando all’interno del Battistero si ammira uno spazio interamente ricoperto di affreschi incentrati sulla Storia della Salvezza con episodi della vita di Cristo e di San Giovanni Battista: il ciclo rappresenta il capolavoro assoluto di Giusto de’ Menabuoi, realizzato a partire dal 1375.

Nell’ambito della candidatura Padova Urbs picta il ciclo di Giusto esprime compiutamente lo sviluppo delle ricerche sulla “prospettiva” di Giotto che nel Battistero mirano a costruire una spazialità di tipo illusionistico, con l’intento di coinvolgere lo spettatore nello spazio dipinto grazie all’annullamento della separazione tra architettura, pittura e scultura. La pittura ad affresco interessa infatti ogni minimo spazio della superficie, giungendo ad invadere anche spazi architettonicamente inusuali, come l’intradosso degli archi.

Approfondendo le ricerche giottesche, Giusto affronta i problemi di resa dello spazio seguendo le regole della perspectiva naturalis che, con le proprie basi negli studi sull’ottica, era materia anche all’Università di Padova, in particolare della cattedra di Biagio Pelacani. L’attenzione di Giusto verso questi aspetti ‘scientifici’ è abbastanza singolare per l’epoca e deriva proprio dal contesto in cui si trova ad operare caratterizzato dalla presenza dell’antico e prestigioso ateneo patavino.

Un altro aspetto singolare del ciclo affrescato del Battistero è la committenza che si deve ad una donna, Fina Buzzaccarini, moglie di Francesco il Vecchio da Carrara: questa peculiarità si rispecchia negli episodi dove la resa dei sentimenti e dell’espressività sono interpretati da Giusto secondo una sensibilità femminile, pur mantenendo sempre vivo l’intento celebrativo delle pitture.